Il mio “Sapore di mare”
“Guia, Guia… vieni a desinare che l’è pronto”.
La voce di mia mamma mi risuona ancora nelle orecchie. Erano gli anni settanta e la mia estate la passavo in Versilia;
luglio e agosto in una casa privata, presa in affitto come “bagnanti”, (così ci chiamavano i viareggini, proprietari della villetta che i miei sceglievano da anni come “buen retiro” estivo).
La famiglia che ce l’affittava, si ritirava per due mesi nella “casetta in fondo all’orto”: una sorta di resede in cui, di ritorno dal bagno Il Trabaccolo, mi rifugiavo ogni giorno per spiare la signora Lina, cuoca provetta e viareggina doc. Un giorno suo marito mi aveva raccontato, la storia del nome dello stabilimento balneare in cui avevamo ombrellone e cabina. La 19, sempre quella da anni.
Scoprii allora che il trabaccolo era un barca importata a Viareggio da alcuni pescatori di San Benedetto del Tronto, che si erano trasferiti sulla costa tirrenica molti anni prima. Con quella barca si pescavano i pesci di fondale, poco conosciuti dai “signori” ma che diventarono la base per una pasta gustosa e tipicamente viareggina. La trabaccolara, appunto. “Domani la faccio preparare dalla Lina…” mi disse suo marito. Correndo lungo il vialetto del giardino, rientrai in cucina, dove mia madre mi aspettava con gli spaghetti al burro…
Non vi sto a raccontare che cosa è successo il giorno dopo. Vi dico solo che rientrai a casa con la faccia sporca di pomodoro e la pancia già piena. Seguì una piccola discussione tra mia madre e la signora Lina e io… non toccai gli spaghetti in bianco.
Sono anni che non vado più in vacanza in Versilia, mi concedo qualche viaggio all’estero in inverno. Ma, qualche giorno, fa una coppia di amici ha portato mio marito e me a pranzo da Fishing Lab.
Tra i primi piatti, leggo “Paccheri con la nostra Trabaccolara”. Un tuffo al cuore: come per incanto ho rivisto la Lina, il bagno Il Trabaccolo e ho risentito in bocca i sapori del ’70. Scopro che da Fishing Lab viene preparata in una versione “nobilitata” dalla pasta di Gragnano, con polpa di pomodoro rosso e i classici pesci di fondale: scorfano e gallinella.
É anche arricchita da crostini di pane croccante. Una rivisitazione molto invitante. Ho ordinato senza nemmeno aspettare la richiesta del cameriere. Gli altri tre mi hanno guardata, allibiti. “Desidera la mezza porzione, signora? “Ma no!” rispondo decisa, oggi niente dieta.
Tormento il calice di vino in attesa che la mia infanzia mi venga “servita” nel piatto.
É arrivata, mi avvento sul pacchero che sa di mare, di pomodoro, di pesce di fondale e credo di riconoscere lo scorfano. Non posso farci niente, mi scende una lacrima nostalgica.
“No, caro, non è troppo piccante. É troppo buona.”